Con il libro Lo scemo, il coccodrillo e l’Udinese, Amoruso, rerum scriptor o in ossequio al malcostume che privilegia le cacofonie del language english e snobba la musicalità di una lingua nata con la poesia di Ciullo d’Alcamo e di Lapo Gianni, writerversion pensante ed elegante, ci consegna la sua aristeia, ovvero la sua prova di valore, la più recente, certamente non l’ultima considerato il fuoco creativo che lo incendia, prometeo a cui auguriamo che le aquile dei cieli dove si costruisce l’aria che si deve respirare non scendano a rosicargli il fegato. Lo scemo, cioè colui (felice, infelice, chi può dirlo?) che la società di vergogna nella quale ci tocca vivere giudica pazzo, diverso, allogeno, stravagante, introverso, sbizzarrendosi nell’uso degli epiteti, molto caro alle odierne politiche dello scarto. Lo scemo, però, dai sette anni, cioè da sempre, innamorato dell’Udinese al punto da andare fuori tema quando, aggiungendo senza che ci trasiva nenti che l’Udinese è la sua squadra del cuore, diversamente dai condiscepoli, scrive di preferire non il giorno del Signore ma quello di Giove. Dai sette anni, alba della vita, è da sempre; i sette anni sono gli anni nei quali, secondo l’esperienza di molti e, come si apprende, anche del nostro artista, si comincia ad essere più attenti, a guardarsi intorno, a valutare, a interrogare e a interrogarsi.
Lo scemo, il coccodrillo e l’Udinese
diario di un ultrà con vista sull’Etna
Anno | |
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Pagine | 104 |
Caratteristiche | Brossura |
Formato | |
ISBN | |
Autore |
12,90€
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