Due bambini, Gjegj e il fratello Sokol, sono gli unici testimoni della morte del padre. Loro malgrado, entrano nelle terribili trame del debito di sangue, accusati dal loro nonno che grida alla vendetta, secondo l’antica regola del Kanun, codice di comportamento albanese di tradizione medievale. L’unica strada per la salvezza, sarebbe stata quella di restare reclusi in casa, dove si prospettava un’unica possibilità, ovvero morire giorno dopo giorno. L’aiuto di uno zio e la forza morale della madre è provvidenziale e, con molta determinazione, decidono di allontanarsi dal paese e trasferirsi in una piccola città.
Adesso da uomini maturi cercano di andare avanti, portandosi nell’anima le conseguenze di quel tragico giorno; Gjergj con i suoi incubi e Sokol con la sua irascibilità che emerge dalla sua psiche giusto quando si tratta di abuso sui minori. Il passato li ha segnati fortemente e molto presto dovranno affrontare altre verità inconfessabili, chiuse per molto tempo nei cassetti più profondi della memoria. La loro vita subisce un cambiamento radicale quando al parco della città, viene trovato il corpo senza vita di un uomo con un passato turbolento e dalla comparsa improvvisa di un’ombra misteriosa che segue i due fratelli ovunque. Chi è e cosa vuole da loro?
E riuscirà Andi, integerrimo capo della polizia, a risolvere l’intreccio, forte della sua esperienza da professionista, da profondo conoscitore delle dinamiche del Kanun? Fin dove si fermeranno le sue paure di padre, la sua sensibilità traboccante e i suoi incubi più terribili?
L’Albania post-comunista guarda adesso insicura alla fragile democrazia instaurata nel paese dopo una chiusura totale di quasi mezzo secolo. I vecchi rancori e i conti lasciati in sospeso dal pugno di ferro della dittatura, sono riaffiorati prepotentemente senza regole e senza pietà alcuna. Non si risparmiano più né donne né bambini. Il Kanun, dopo un sogno letargico di quasi cinquant’anni, si è svegliato e ha iniziato a mietere vittime per un’assurda logica di vendetta esattamente da dove un tempo lontano si era fermato. Gli omicidi, provocati anche per una parola in più, per impossessarsi di un metro di terra del vicino di casa, per una zappa rubata oppure per un sguardo storto, sono all’ordine del giorno. Ci sono bambini già nati in debito di sangue che non hanno mai visto il mondo fuori dalla loro casa che si è già trasformata in una prigione. Ci sono donne che impugnano il fucile e che, nel nome del Kanun, uccidono a sangue freddo uomini e ragazzini. A questo si aggiungono gravissime problematiche, fino a poco tempo fa sconosciute alla cultura secolare tradizionale, con cui l’Albania adesso deve fare i conti: pedofilia, abuso sui minori, incesto, tratta degli esseri umani, prostituzione e malavita in generale.
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