Con immenso dolore apprendiamo della scomparsa di Enzo Trantino, avvocato, giornalista, politico e straordinario testimone del Novecento italiano. Figura poliedrica e appassionata, ha segnato profondamente la storia politica, giudiziaria e culturale del nostro Paese. Avvocato penalista di fama nazionale, ha difeso cause cruciali nei maggiori processi del Novecento, mentre serviva l’Italia per nove legislature, ricoprendo ruoli di rilievo, tra cui quello di sottosegretario agli Esteri nel primo governo Berlusconi.
Enzo Trantino non era solo un avvocato e un politico: era anche un giornalista e scrittore capace di raccontare il suo tempo con lucidità e passione. Nel libro “Negli occhi di Enzo – conversazione sul novecento e oltre con l’avvocato Enzo Trantino“, scritto da Valerio Musumeci, ha narrato settant’anni di storia italiana attraverso le sue esperienze personali e professionali.
Era amato per il costante impegno a favore della sua comunità. La sua eredità si riflette non solo nelle aule dei tribunali e nelle istituzioni, ma anche nelle pagine dei suoi scritti, che resteranno un prezioso patrimonio di riflessione e memoria.
Ci stringiamo al dolore della famiglia, in particolare ai figli Enrico e Novella, e a tutti coloro che gli sono stati vicino fino alla fine. Con la sua scomparsa, l’Italia perde una figura unica, un uomo straordinario e un testimone irripetibile della nostra storia. La sua eredità vivrà nel ricordo e nei valori che ha saputo trasmettere.
Grazie Enzo!
Il ricordo dell’editore Salvo Bonfirraro
Ci sono incontri che cambiano una vita, ed Enzo Trantino è stato per me uno di questi.
Mi ha insegnato valori irripetibili, radicati in un’etica profonda e in un impegno costante verso la giustizia e la verità. Valori che oggi sono il perno della mia vita. La sua figura resterà indelebile non solo nel cuore di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, ma anche nella memoria collettiva di un Paese che lui ha servito con straordinaria dedizione.
Enzo Trantino non era solo un uomo, era un esempio, una testimonianza vivente di ciò che significa lasciare un segno.
Il ricordo di Alberto Bonfirraro
Ogni momento insieme a lui era magico, ogni momento insieme a lui era unico, ogni momento insieme a lui era indimenticabile. Ho conosciuto Enzo Trantino qualche anno fa per la realizzazione del progetto editoriale “Negli occhi di Enzo” scritto da Valerio Musumeci. È stato un onore, oltre che un immenso piacere, condividere con lui un’esperienza professionale che porterò per sempre con me. Un grande maestro, un grande intellettuale del ‘900, un grande visionario, un grande uomo.
Caro Enzo hai lasciato un grande vuoto intorno a noi, per questo il nostro compito sarà quello di impegnarci affinché la tua eredità venga preservata e tutelata. La tua onestà, anche intellettuale, e la tua inestimabile ricchezza culturale saranno per noi fonte d’ispirazione da trasmettere ai nostri figli. Mi stringo al dolore della tua famiglia e in particolare modo a Enrico e a Novella, son certo che da lassù continuerai a vegliare su tutti loro. Che la terra ti sia lieve caro avvocato! Arrivederci e grazie di tutto.
Il ricordo di Valerio Musumeci
Enzo Trantino, la tempesta e quegli occhi che sapevano sorridere
Nei vestiti ormai ci nuotava. La mente, invece, era più affilata che mai. Lo sguardo più attento, forse persino più dolce. Enzo Trantino se n’è andato, e la sua morte è uno di quegli eventi che si metabolizzano per immagini. Quella tenerissima della famiglia, che lo paragona giustamente alla quercia. Quelle degli amici, dei colleghi, dei militanti politici, che lo definiscono di volta in volta “faro”, “maestro” (anzi “Mastro”), “padre nobile”. Chi scrive, in punta di piedi, avendo avuto il privilegio di essergli vicino negli ultimi anni, sceglie l’immagine della tempesta. Un grande fragore che trascorso lascia l’aria netta, pulita.
Enzo Trantino non era la tempesta, ma la tempesta era nei cuori di chi andava a trovarlo. Ti colpiva con l’aspetto, anzitutto. L’altezza (era molto alto, anche se i novant’anni l’avevano curvato), il portamento fiero, il pizzo risorgimentale. Ti colpiva con la parola, mettendo subito in chiaro di possederla a livelli irraggiungibili. Ti colpiva con il pensiero, con la cultura insondabile frutto di nove decenni di letture, di riflessioni, di incontri. E tu stavi lì, in mezzo alla tempesta, a chiederti se ti saresti salvato. Poi, puntualmente, ti salvava lui, con una delle sue battute mitiche, molte delle quali circolano ancora a Montecitorio, vent’anni dopo la fine del mandato parlamentare. Un lampo di arguzia, di intelligenza, di eleganza, che per te era il salvagente e per lui solo un sorriso accennato, più con gli occhi che con la bocca.
Era naturalmente molte altre cose. L’avvocato leggendario, protagonista di processi che si studiano sui libri di diritto penale (telefonate allo scrivente di studenti di giurisprudenza: “Ma è lo stesso…?”, “Sì, è lo stesso”). Il militante monarchico, il deputato missino, l’uomo di Stato (innamorato di Giorgia Meloni, che oggi lo saluta come padre della destra nazionale, scocciato da altri protagonisti della politica, poco coerenti al giuramento di disciplina e onore). L’intellettuale finissimo, autore di riflessioni sorprendenti, di libelli folgoranti, di articoli fosforescenti (il suo primo mestiere, col quale si era mantenuto all’università, era stato quello di giornalista).
Ma negli ultimi anni era soprattutto un padre e un nonno, innamorato dei figli e dei nipoti, entusiasta di essere stato superato nel cursus honorum. Come uomo pubblico, Enzo Trantino sarà giudicato dalla storia. Come uomo, è veramente difficile non rendergli tributo, come hanno fatto non a caso anche i suoi avversari politici. La tempesta è passata, l’aria è tornata netta, pulita.
Il pensiero va all’ultimissimo incontro, poche settimane fa, alla formula utilizzata per il congedo allo scadere dei 15 minuti di udienza. “Non perdiamoci di vista”. Un comando, quasi, con quell’accenno di sorriso negli occhi. No, avvocato, non ci perderemo.
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