«La vita cambia, pensò, e questo è il suo bello e il suo brutto, dobbiamo sempre essere pronti ad affrontare questi cambiamenti, altrimenti niente funziona più. La vita così mutata, però, la chiamava a una decisione che avrebbe ridisegnato la sua, era inutile nasconderselo…»
Un romanzo di amicizia e di riscatto, La vita cambia. Temi cari alla scrittrice fiorentina, ad avere un ruolo centrale, in questa nuova prova narrativa, sono ancora una volta le donne, creature in lotta per resistere ai venti e tirarsi fuori dalle tempeste della vita, con la loro capacità di amare, di lottare, di cambiare. Senza rinunciare alla femminilità e a una punta di erotismo – abilmente pennellato dall’autrice in vari tratti del libro – ma senza dimenticare la loro dimensione originaria, che ne fa il centro e il motore della vita. Una responsabilità da affrontare, con tutte le sue conseguenze.
Parlaci di te, chi è Marcella Spinozzi Tarducci?
È una donna che ha vissuto una vita piena di cambiamenti, una insegnante che ha capito il valore della cultura e della poesia, che ha sofferto ma ha anche profondamente gioito.
Questo non è il tuo primo libro. Come ci si sente dopo ogni pubblicazione?
Vedere un tuo lavoro pubblicato è una grande gioia. Un libro non è tale finché non viene letto, finché non sai che è arrivato al cuore di qualcuno. Non a caso i libri si dicono “figli di carta”. Ogni pubblicazione è un parto letterario.
Cosa significa per te scrivere?
Significa comunicare col mondo, allacciare relazioni con gli altri, in definitiva significa esistere.
La Vita Cambia è denso di fatti attuali, dal Covid-19 ai femminicidi, alla violenza sulle donne. Cosa ti ha spinto a scriverlo?
La consapevolezza della gravità di questi accadimenti, l’urgenza di denunciarli perché non rimangano solo notizie di cronaca e se ne comprenda il dolore che provocano. Descriverli in una storia è scavare nell’animo umano e capirne meglio la gravità.
Qual è la visione del mondo maschile che emerge dal tuo libro? E di quello femminile?
Penso che ne emerga la constatazione che la donna ha una maggiore capacità rispetto all’uomo di adattarsi alle situazioni di dolore e di pericolo, una maggiore forza nelle situazioni di difficoltà.
Senza il Covid-19, le vicende e soprattutto le conclusioni delle coppie raccontate (Silvia/Marco e Caterina/Stefano) sarebbero state diverse secondo te?
Certamente! La pandemia ha cambiato le nostre abitudini quotidiane, da un lato incrinando la nostra sicurezza, dall’altro facendoci comprendere la vacuità di tante abitudini consolidate da tempo.
C’è un personaggio nel quale ti rispecchi? Per quale motivo?
Ogni personaggio ha qualcosa di me, come sempre succede, e rispecchia qualcosa che ho vissuto e insieme qualcosa che avrei voluto vivere. Per quello che ho vissuto penso di assomigliare di più a Silvia che, nonostante tutto, desidera soltanto difendere la sua famiglia.
Qual è il messaggio del tuo romanzo?
Questa è una domanda difficile perché spero che ognuna colga il suo messaggio. Da parte mia vorrei che questa storia insegnasse ad apprezzare i valori autentici della vita e servisse al contempo a denunciare le follie indotte da questa attuale informazione-disinformazione.
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