Massimo Gagliardini è nato a Siena il 2 aprile del 1973. Segue un percorso di studi che lo conduce fino alla laurea in Biologia, nel 2002. Trova impiego lo stesso anno presso una multinazionale del farmaco, prima come Informatore Scientifico e in seguito (dal 2006) come Specialist and Clinical Monitor, il suo attuale ruolo. Da sempre appassionato di storia, è rimasto affascinato sin da bambino dal naufragio del Titanic, sul quale si documenta da anni sia leggendo le più autorevoli opere di saggistica, sia tramite il web. L’idea, che ha avuto anni fa, è stata quella di scrivere un romanzo storico ambientato sul Titanic, nel quale i personaggi di fantasia si calano in un tessuto storico assolutamente rigoroso e certificato dalla prefazione a cura di Claudio Bossi, uno dei massimi esperti nazionali e internazionali in materia. Gelidi abissi è il su romanzo d’esordio.
L’INTERVISTA
Ci parli brevemente di lei. Chi è Massimo Gagliardini?
Ho una vita molto piena e impegnata, divisa costantemente tra la famiglia, il lavoro e gli amici, con ampi spazi dedicati alla forma fisica. Provengo da una formazione universitaria e professionale di natura prettamente scientifica, basata su materie biologiche e mediche, ma le mie letture spaziano soprattutto sui temi storici, in particolare su grandi tragedie umane come la Shoah, le guerre mondiali, l’eruzione di Pompei. E, ovviamente, i grandi naufragi.
Il suo romanzo d’esordio, Gelidi abissi, edito da Bonfirraro prende spunto da una storia vera, il disastroso naufragio del Titanic, l’inaffondabile. Come le è venuta l’idea?
Tutto è nato dalla curiosità di sapere come sia stato possibile che la più grande, maestosa e tecnicamente perfetta nave dell’epoca – per giunta definita “inaffondabile” dai media del tempo, come giustamente sottolinea lei – fosse paradossalmente affondata non appena messa in mare, proprio durante il suo viaggio inaugurale. È stato dopo anni di letture e documentazioni che ho pensato di scrivere su questa vicenda ancora avvolta nel mistero, arricchendola di una trama altrettanto carica di suspence, un po’ come la vera storia del transatlantico.
È interessante l’intreccio tra storia vera e giallo. Ci spieghi un po’ questa sua scelta.
Nel bellissimo film Titanic di James Cameron, le vere vicende del Titanic si intrecciano con una storia d’amore vissuta sulla nave. Io ho cercato di differenziarmi da quest’ultima, studiando una trama che avesse come elemento chiave il mistero, sempre calandola nel vero contesto storico che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti.
Alla fine del romanzo è possibile consultare un’appendice con i nomi dei personaggi del romanzo che risultano essere i personaggi reali che hanno vissuto quella tragedia, tra chi non si è salvato e i pochi superstiti. Tutte le informazioni contenute all’interno del romanzo, riguardo alla nave, ai protagonisti e alle loro abitudini (perfino al loro modo di pensare) è certamente frutto di un intenso lavoro di documentazione. Come ha fatto a mettere insieme ogni singolo pezzo?
In libreria ho almeno venti testi sul Titanic, che spaziano dalle questioni prettamente tecniche (motori, dettagli dello scafo, scialuppe di salvataggio, stili di arredamento delle cabine) a quelle esclusivamente umane (impressioni, sentimenti, sensazioni dei presenti a bordo), queste ultime apprese grazie alle numerose testimonianze dei sopravvissuti. A queste fonti si aggiungono le altre che dominano il mondo web, tra cui il sito di Claudio Bossi e il famosissimo Encyclopedia Titanica, che riporta nei dettagli le biografie di tutti i passeggeri e dell’intero equipaggio a bordo.
Claudio Bossi, uno dei più importanti esperti del Titanic, ha scritto per lei un’interessante prefazione. Colpisce la parte in cui afferma di essere rimasto colpito dal modo in cui lei ha raccontato l’affondamento del transatlantico, ed effettivamente lo stupore è il primo “sentiment” che colpisce il lettore. Come ha fatto a descrivere così nel dettaglio un momento come quello? Soprattutto a rendere nei minimi particolari emozioni, sensazioni, persino il silenzio…?
Come detto sopra, mi sono basato sulle testimonianze dirette dei sopravvissuti, tra le quali cito quella di Archibald Gracie nel suo famoso libro autobiografico Il sopravvissuto del Titanic, tanto per nominarne una. Si aggiungono a queste fonti i preziosi testi che riportano gli interrogatori deposti alle due inchieste (quella britannica e quella americana). Se si mette tutto insieme, il panorama di emozioni, sensazioni e suoni cui lei fa riferimento diviene quanto mai completo. Per quanto mi riguarda, ho poi arricchito la descrizione di quei momenti concitati provando a immedesimarmi nell’orrore che stava vivendo chi si trovava sulla nave, negli attimi che hanno preceduto e seguito il naufragio.
Cosa pensa in merito alle leggende narrate sul Titanic, ad esempio il romanzo che è stato scritto anni prima della tragedia e di cui si ipotizza un fenomeno di chiaroveggenza (mi riferisco al romanzo di Morgan Robertson Il naufragio del Titan)?
Bella domanda. Sono in tanti a ritenere che Morgan Robertson avesse, in effetti, il dono della chiaroveggenza. A mente lucida e razionale mi ritengo dubbioso, ma va ammesso che le coincidenze che accomunano la trama di Futility – Il naufragio del Titan con le vicende del Titanic sono a dir poco disarmanti. Per rimanere in tema, potrei citare anche le testimonianze di alcuni familiari dei passeggeri, i quali dichiararono di essersi svegliati di soprassalto in piena notte, alla stessa ora dell’affondamento, dopo sogni agitati nei quali avevano visto morire tra i flutti i loro congiunti. E per ultimo cito William Stead, famoso giornalista britannico dell’epoca: un suo caro amico, che lui stesso riteneva avesse il dono della premonizione, lo aveva pregato in tutti i modi di non salire sul Titanic. Stead quella volta non gli diede ascolto, morendo a bordo della nave.
Come descriverebbe il suo romanzo?
È un “romanzo in cui realtà e finzione si fondono in una storia dal realismo agghiacciante”, come afferma Claudio Bossi in prefazione. È un “giallo dalle tinte fosche” (sempre prendendo in prestito le parole di Bossi), ricco di suspence e colpi di scena, in cui il lettore resta invischiato in una ragnatela di eventi che lo confondono sempre di più, fino alla rivelazione finale.
La si può paragonare a Stephen King, per il suo modo di legare passato e presente in una escalation di immagini e trame piene di colpi di scena e mistero. Si sente in qualche modo legato a una figura come quella dell’autore statunitense? E a chi si è ispirato per la scrittura del suo romanzo?
Se ritiene che le trame piene di colpi di scena e di mistero, con alternanze tra passato e presente, siano una condizione sufficiente per essere accostato a Stephen King, sorridendo la ringrazio. Per il resto, non direi. Non ho avuto altre fonti di ispirazione, se non la vera storia del Titanic.
Pensa a un sequel del suo Gelidi abissi o ha altro in cantiere in questo momento?
Nessun sequel, il maestoso Titanic nasce e muore con Gelidi abissi. Ho da poco iniziato un romanzo di tutt’altro genere che promette un ritmo estenuante, ma devo ancora ben definire alcuni dettagli della trama.